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giovedì 28 novembre 2013
Pensavo fosse lotta invece era nascondino...

Pensavo fosse lotta invece era nascondino...

Sono quasi 24 anni che lavoro ma non ho una grande esperienza di lotta sindacale.
Eppure, fino a qualche anno fa, ero nientepopodimeno un metalmeccanico, ma lo ero solo perché le aziende che operavano nelle TLC, in assenza di un contratto specifico, adottavano quello a loro più conveniente.

Ho visto, in questi venti anni, migliaia di lavoratori scioperare e scendere in piazza contro le riforme pensionistiche, per i rinnovi contrattuali, contro la riforma dell’articolo 18, ma alla stragrande maggioranza dei colleghi della mia azienda sembrava non interessare.

I pochi che partecipavano attivamente alla protesta, venivano considerati degli scansafatiche che trovavano divertente urlare in piazza. Sembrava che i problemi di alcune categorie di lavoratori non ci riguardassero, nella nostra campana di vetro le tute blu non entrano: noi abbiamo giacca e cravatta o tailleur.

Poi avviene quello che non ti aspetti: cominciano con piccole cose, tanto per farci abituare all’idea…

Ci tolgono i boccioni dell’acqua, poi la navetta aziendale, assorbono gli aumenti contrattuali, tolgono il premio produzione e poi ci dicono sei un esubero!

La parola “esubero” per molti funziona come la frase “alzati e cammina” per Lazzaro. Chi fino a ieri viveva felice nel mondo onirico che si era costruito, ricade improvvisamente nel mondo reale facendo proprio un linguaggio di cui non conosce bene il significato ma, che notoriamente, si usa in certi casi : “lottiamo per la difesa del lavoro”, “sciopero ad oltranza”, “occupazione degli uffici”. Gli auditorium si riempiono durante le assemblee sindacali e s’innesca la gara tra colleghi a chi riesce a proporre l’idea di lotta più estremista sconfinando a volte nell’illecito.

Tutti sembrano pronti al grande gioco della lotta sindacale!

Ma il gioco non lo facciamo da soli ed il nostro avversario è più scaltro e furbo di noi. Al nostro avversario basta poco per incrinare l’unità della nostra squadra: alla parola “esubero” aggiunge informazioni che permettono di identificare meglio i gruppi a cui il termine è rivolto.
Solo questo basta per disgregare le nostre truppe.
Gli auditorium si svuotano e le iniziative di lotta falliscono per assenza di “giocatori”.

Ma il nostro avversario vuole stravincere al gioco della lotta sindacale e nei corridoi cominciano a girare i nomi e cognomi degli esuberi e si lascia intendere che “gli altri” sono salvi perché fondamentali all’azienda. L’egoismo da la spallata finale agli istinti bellicosi dei lavoratori, ma ammettere di aver abbandonato la “guerra santa” della difesa del lavoro non è facile: serve un alibi! E questo lo si trova nella disorganizzazione sindacale tipica in aziende poco “sindacalizzate“ come la nostra : a chi abbandona la lotta, prima di cominciare la battaglia, gli basta ripetere come un mantra la frase “colpa dei sindacati che sono d’accordo con l’azienda per salvare il culo alle RSU” per fare pace con la propria coscienza

Il gioco della “lotta sindacale” è già finito, senza ammetterlo siamo passati a giocare a nascondino.
Ora l’azienda “tanerà” i primi 122 che non si sono nascosti bene.
Chi ora però si sente salvo, nascosto nel suo cantuccio deve sapere che, prima o poi, sarà anche lui “tanato”, perché in questo “nascondino” non esiste il “tana libera tutti”…

Firmato
Luigi delle Bicocche
lunedì 25 novembre 2013
L’indignazione ti moltiplica le forze

L’indignazione ti moltiplica le forze

Sarà che l’indignazione ti moltiplica le forze, che il sentirsi toccati ti motiva come dovrebbe essere ogni giorno, o magari solo che quest’azienda le cose migliori le ha prodotte quand’era fatta di metalmeccanici, e le tute blu, si sa, sono abituati alla lotta e alla fatica; fatto sta che, da Giovedì, anche BT ha il suo autunno caldo, in una giornata che calda proprio non era.

In questo tempo ormai esausto di esuberi a tre zeri e precari che sfilano a plotoni, i licenziamenti annunciati dall’azienda sono un pugno di mosche, un soffio contro il vento. Notizia degna al più di un trafiletto.

Ma, se l’azienda fa 125, la paura farà solo 90 ma il nostro drappello fa ben di più. E si presenta compatto a popolare lo spiazzo antistante Porta Pia. Nel luogo simbolo, porta un altro simbolo, Senza neanche rendersene conto,
proprio dove fu fatta l’Unità porta il messaggio che i lavoratori sono uniti a dire no. 

La pioggia rende il tutto un po’ epico, ci bagna ma ci è amica, perché ci rende chiassosi, che è quello per cui ci troviamo lì.

Non è una gita di piacere, ma la musica e un po’ di ostinato buonumore rinfrancano lo spirito e la mattinata scorre via. La delegazione viene ricevuta da un' addetta che, a quanto si dice, è il massimo che ci possano concedere.

Forse avrà preso nota.
Forse con quelle note, appena girato l’angolo, si sarà soffiata il naso. Chi lo sa; l’importante era dare un messaggio.
Quello vero.
Quello che, pur se stanchi e fiaccati, i dipendenti di BT sono lì a protestare. Anche questa volta. E anche la prossima, se occorrerà.
mercoledì 20 novembre 2013
Comunicato alla stampa e organi di informazione

Comunicato alla stampa e organi di informazione

Gentile Redazione, siamo lavoratrici e lavoratori della società British Telecom Italia SpA (BT Italia) ed abbiamo deciso di scriverVi per portare alla Vostra attenzione, e più in generale all’attenzione dei media, la nostra situazione.
BT Italia è la filiale italiana dell’importante società britannica British Telecom Group; è un operatore di telecomunicazioni dedicato unicamente alle aziende e alla pubblica amministrazione ed è presente sul territorio nazionale con sedi a Milano, Roma (le principali), Torino, Padova, Firenze, Bologna e Napoli. Negli ultimi 4 anni ha attuato una continua riduzione del personale aprendo due procedure di mobilità per un totale di 520 esuberi trasformata poi attraverso gli accordi sindacali, in mobilità “volontaria” e CIGS per tre anni, portando una riduzione dell’organico pari a 400 lavoratori. Attualmente BT Italia conta 947 dipendenti (a questi vanno aggiunti un centinaio di dirigenti, con un rapporto 1 dirigente ogni 8 lavoratori!!).

Anche quest’anno l’azienda ha comunicato la necessità di un’ulteriore riduzione del personale stimato in 147 elementi (tra i dipendenti) ed ha pertanto attivato, agli inizi di settembre, una nuova procedura di mobilità (L.223/91).

I rappresentanti dei lavoratori, con tutte le sigle sindacali mai così compatte, hanno chiesto l’apertura di un tavolo di trattative per valutare la possibilità di ridurre l’impatto sociale, che considerato il momento storico sarebbe catastrofico per molte famiglie, utilizzando strumenti diversi dalla mobilità secca (come ad esempio i contratti di solidarietà) ma da parte dell’azienda c’è stata una chiusura totale al dialogo ed al confronto con le parti sociali (hanno solo preso discutibili iniziative unilaterali).

Le lavoratrici ed i lavoratori di BT Italia hanno fatto uno sciopero il 10 ottobre e si apprestano ad una nuova mobilitazione nazionale per il 21 novembre (manifesteremo dalle 9.30 alle ? a Porta Pia, a Roma nei pressi dell’Ambasciata Inglese) alla luce del fallimentare incontro, avvenuto il 18 novembre, tra azienda e sindacati presso il Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali. In questo incontro infatti l’azienda ha continuato a non essere disponibile ad un confronto.

Vedere che BT, in UK, “investe” la bellezza di 897 milioni di sterline in tre anni per trasmettere le partite di Champions e dell’Europa League (nel 2012 Sky si era fermata a meno di 500 milioni) e in Italia approfitta dei nostri ammortizzatori sociali, senza adoperarsi ad un confronto con i sindacati per ridurre gli effetti drammatici alle famiglie interessate, ci fa rabbia ed indignazione.

A questo punto abbiamo deciso di scrivervi per portare alla Vostra attenzione, tra le tante che vi giungono, anche questa nostra realtà. Abbiamo bisogno di visibilità per rendere la nostra lotta per il diritto al lavoro più efficace, abbiamo bisogno anche del Vostro aiuto.

Grazie in anticipo

Le lavoratrici ed i lavoratori di BT Italia
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